Scritta per chi non vuole arrendersi ma continuare ad imparare, anche se gli fa un po' paura o se non è molto convinto - di tutta sta storia del Digitale.
Mi chiamo Ali, ho 18 anni e abito in un quartiere vivace di Imola. Per me, lo smartphone è sempre stato come un prolungamento della mano, un universo di video, meme, playlist e chat con gli amici. Sono cresciuto a pane e Wi-Fi, convinto di sapere tutto su come funziona il mondo online. Del resto, non sono un "nativo digitale"?
La verità è che stavo solo navigando in superficie, come un turista che vede solo la spiaggia di un oceano immenso. Non sapevo quanto in basso si potesse andare, né quante ricchezze si nascondessero sotto le onde. E non sapevo nemmeno quanto fosse importante imparare a nuotare davvero, per non annegare o essere trascinato via dalla corrente.
Per me, internet era Instagram, le challenge di TikTok, le stories su Snapchat, le chat infinite su WhatsApp e le playlist su Spotify. E, certo, Google Maps per orientarmi in città o capire che bus prendere. Ero un campione di "scroll" e "tap", mi sentivo il re del mio piccolo mondo digitale.
Le giornate passavano tra un reel virale e una partita online, convinto di essere sempre sul pezzo, sempre connesso. Le notizie? Le prendevo dai titoli che mi passavano in chat o dai video veloci. La scuola? Il minimo indispensabile. In fondo, con ChatGPT potevo scrivere temi in un attimo, e gli appunti si trovavano online, no? La mia bolla digitale era confortevole, divertente, e pensavo non mi mancasse nulla.
Poi, sono arrivate le prime vere responsabilità da neo-maggiorenne. Le questioni legate al mio permesso di soggiorno, all'applicazione per la cittadinanza, ai documenti dei miei genitori. Cose "da grandi" che richiedevano SPID, PEC, moduli online, piattaforme ministeriali.
Ho scoperto che il mio "essere nato digitale" non mi serviva a nulla davanti a un modulo PDF da compilare con il browser, o a un sito governativo che sembrava uscito da un'altra epoca.
Ho provato a chiedere in giro, a cercare tutorial veloci, ma la verità è che non capivo. "Cos'è un SPID di livello 2?", mi domandavo frustrato. Mi sentivo come se mi avessero dato una Ferrari, ma senza le chiavi per accenderla. La realtà burocratica online era un labirinto ben diverso dai percorsi intuitivi dei videogiochi.
Oltre alla burocrazia, c'erano altre crepe nella mia "bolla". Un giorno, un amico ha avuto problemi seri per aver condiviso troppi dati personali online, senza pensarci.
Poi, sono stato sommerso da pubblicità di prodotti che avevo solo nominato al telefono. "Ma come fanno a saperlo?", mi chiedevo. Ho sentito parlare di privacy, di dati personali, di truffe online, ma mi sembravano cose distanti, "da vecchi" o da tg della sera. Ma la questione del vero e del falso era diventata più complessa.
Mi arrivavano su WhatsApp video di notizie incredibili che si rivelavano bufale colossali. Ho visto foto generate dall'AI così realistiche da sembrare vere. E le risposte di ChatGPT, che mi aiutavano a scrivere i temi, a volte contenevano informazioni sbagliate, che dovevo comunque controllare.
Ho capito, allora, che mentre io scrollavo e mi divertivo, c'era qualcuno che non solo raccoglieva informazioni su di me, ma che anche creava una realtà alternativa. Non era più solo intrattenimento, era qualcosa di più complesso e, pericoloso. Mi sono sentito vulnerabile e confuso.
Un pomeriggio, al centro giovanile, ho visto un volantino:
"Digitale Facile: Oltre il Social, costruisci il tuo Futuro"
Parlava di privacy, di sicurezza, di competenze digitali per il lavoro, e anche di come usare internet per l'orientamento universitario e professionale. All'inizio, ho pensato fosse roba noiosa. Ma poi, ho letto "aiuto con documenti online" e "gestione della propria identità digitale". Era quello che mi serviva per la mia cittadinanza!
Ho deciso di provare. Non era come andare in Comune, non mi sentivo giudicato per le mie lacune. Era un ambiente diverso, dove le domande stupide non esistevano.
Al corso ho conosciuto Giulio e Luana, i facilitatori. Giulio ci ha parlato di password sicure, di autenticazione a due fattori, di come riconoscere un sito "fasullo". Ma è stato con Luana che ho capito davvero la differenza tra il "finto" e il "vero".
Ci ha mostrato esempi di immagini generate dall'AI, di audio alterati, di notizie create apposta per ingannare. "Non basta che sembri vero, ragazzi, bisogna verificare le fonti", ci ha spiegato Luana, insegnandoci a cercare i riscontri, a guardare i dettagli che tradiscono la finzione. "Non fidatevi ciecamente di ChatGPT o di quello che vedete online, usateli come strumenti, ma la verifica è vostra responsabilità."
Per me era un mondo nuovo, completamente diverso dai tutorial rapidi che guardavo. Ho imparato l'importanza di strumenti come i password manager (tipo Bitwarden, di cui mi ha parlato Mario, un anziano simpaticissimo del gruppo!) e come navigare in modo più anonimo. Non ero più solo un utente passivo, ma stavo diventando un utente consapevole, quasi un "hacker buono", come diceva Wanda.
Ma il vero shock è arrivato quando abbiamo esplorato il lato "costruttivo" di internet. Luana ci ha mostrato piattaforme per corsi gratuiti online su argomenti che mi interessavano per la scuola o per il lavoro.
Ho scoperto siti dove si potevano imparare le basi della programmazione, del graphic design, o persino del montaggio video professionale, cose che prima pensavo fossero accessibili solo agli "esperti".
C'erano musei virtuali, biblioteche digitali immense, archivi storici. Non era solo Wikipedia, era un universo di apprendimento strutturato.
Mi sono reso conto che il mio smartphone, che prima usavo solo per consumare contenuti, era in realtà uno strumento potentissimo per creare e imparare, con la consapevolezza di distinguere tra conoscenza autentica e finzione.
E lì ho capito cosa intendeva dire Giulio con il suo gioco di parole:
"Gli smartphone... strumenti di distrazione di massa o di istruzione di massa?"
Forte delle nuove competenze, ho deciso di affrontare la mia prima vera sfida: la richiesta per la cittadinanza. Conoscevo le piattaforme, ormai sapevo come usare lo SPID senza bloccarlo e avevo addirittura attivato la CIE, ero attento alle email false e sapevo distinguere le richieste legittime da quelle che sembravano vere ma erano una truffa.
Ogni passo, dalla raccolta dei documenti all'invio telematico, l'ho gestito con una sicurezza che non avrei mai immaginato. Quando ho ricevuto la conferma dell'invio corretto, non ho lanciato un urlo come Wanda, ma ho sentito un'ondata di sollievo e orgoglio.
Non era solo un documento. Era la dimostrazione che potevo farcela, che avevo gli strumenti per gestire il mio futuro, anche la parte più complessa, sapendo discernere il vero dal falso.
Seguendo la carica di quell'emozione, ho seguito uno dei link proposti dai facilitatori e sono andato su una piattaforma per generare musica con l'intelligenza artificiale. Ho deciso di chiedere di creare un pezzo trap con bassi profondi che parlasse di questi successi, da ascoltarmi in cuffia, e ho pensato che sarebbe stato bello fare ascoltare a qualcuno la mia prima generazione "impegnata" di audio con AI. Eccola qua.
Ora il mio rapporto con il digitale è cambiato. Non ho abbandonato TikTok o Instagram, ma li uso in modo più consapevole. Sono attento alle impostazioni della privacy, so riconoscere le fake news e le immagini generate dall'AI (ora che le creo anche io con spirito critico), e cerco fonti affidabili per le informazioni.
Il mio "feed" non è più solo intrattenimento passivo, ma è anche un luogo dove scopro nuovi corsi, approfondimenti su temi che mi appassionano o opportunità per il mio futuro.
Ho iniziato a seguire canali educativi, a usare app per imparare nuove lingue, a esplorare percorsi di carriera, sempre con un occhio critico verso ciò che mi appare sullo schermo. Non sono più solo un "scrollatore", ma un "navigatore" che sa dove vuole andare e come distinguere la rotta.
La cosa più bella è stata poter aiutare altri ragazzi, e anche i miei genitori, a gestire le loro questioni digitali.
Ho aiutato mio cugino a configurare il suo SPID e a capire l'importanza delle password complesse. Ho mostrato ai miei genitori come inviare documenti online per le loro pratiche, senza paura di sbagliare, e come riconoscere i messaggi ingannevoli.
Sentivo di aver aperto una porta per loro, proprio come i facilitatori l'avevano aperta per me. Non ero solo un "nativo digitale", ero diventato un "cittadino digitale" responsabile, capace di usare il web per migliorare la mia vita e quella di chi mi sta intorno, con la consapevolezza di ciò che è reale e ciò che non lo è.
Oggi, guardo il mio smartphone con occhi diversi. Non è solo un giocattolo, ma una vera e propria cassetta degli attrezzi. Ho capito che la vera rivoluzione non è solo avere il digitale a portata di mano, ma sapere come usarlo, proteggersi, e sfruttarne il potenziale infinito per costruire un futuro migliore.
Un futuro fatto di opportunità, di conoscenza autentica e di connessioni reali, che vanno ben oltre uno schermo, e dove la mia capacità di discernere mi rende libero.
Grazie,
Ali
Cittadino digitale (consapevole e critico) per scelta.
E pronto a navigare l'oceano.