Scritta per chi non vuole arrendersi ma continuare ad imparare, anche se gli fa un po' paura o se non è molto convinto - di tutta sta storia del Digitale.
Mi chiamo Wanda, ho 72 anni e vivo a Ponticelli, una frazione di Imola. Fino a poco tempo fa, ero convinta che il mondo digitale fosse un posto per altri. Non per me.
Sono nata analogica: cresciuta con la carta carbone, le cabine a gettoni e le lettere scritte a mano. Quando arrivò il primo computer in casa, mio marito lo guardò per un po' e sentenziò: “Vedrai che è una moda passeggera”. Non lo è stata. E io mi sono sentita, lentamente, esclusa.
Con il cellulare, a dire il vero, me la cavavo. Messaggini, qualche chiamata, le foto dei nipoti. Ma poi, all'improvviso, è cambiato tutto. Lo smartphone ha iniziato a farmi domande che non capivo: aggiornamenti, password, backup, autorizzazioni.
E ogni volta che cercavo di fare qualcosa online, mi sentivo piccola. Le mani tremavano. Mi saliva un'ansia sottile, che mi portava a dire: “Lascia perdere, Wanda”.
Poi sono arrivate le vere montagne da scalare, quelle che ti fanno sentire non solo incapace, ma anche in colpa:
“Signora, per la visita deve prenotare con lo SPID.”
“Il referto lo scarica dal Fascicolo Sanitario Elettronico.”
“Guardi che la bolletta ormai arriva solo via PEC.”
Ogni frase era una porta chiusa in faccia. La prima volta che ho provato a usare lo SPID da sola, ho bloccato l'account per tre giorni. Mia figlia mi ha trovata che parlavo da sola con il telefono, supplicandolo di collaborare. Mi sono sentita una sciocca.
Mi sono ritrovata a dire "non lo so fare" almeno tre volte al giorno. E ogni volta era una fitta. Una piccola, silenziosa sconfitta.
Una mattina ero in Comune per un certificato. Nella bacheca, tra avvisi di sagre e calendari della raccolta differenziata, ho notato una locandina colorata. C'era scritto:
Digitale Facile – Corsi gratuiti per usare lo smartphone, SPID, CIE, Fascicolo Sanitario. Per chi parte da zero. Per chi si è perso. Per chi vuole capire.
Era come se parlasse direttamente a me. Ho chiamato, con il cuore in gola. Mi ha risposto una voce sorridente: “Certo signora, la aspettiamo. Venga pure, ci fa solo piacere. Qui nessuno nasce ‘imparato’”. Per la prima volta, non mi sono sentita un problema da risolvere, ma una persona da accogliere.
Il corso si teneva nella biblioteca di Imola, in una saletta che profumava di libri antichi e caffè della macchinetta. Eravamo in sette, seduti in cerchio. C’era Mario, che voleva imparare a usare il Fascicolo Sanitario; Lucia, terrorizzata dai pagamenti online; e c'era perfino un signore di 84 anni che tutti chiamavamo “il prof”, perché prendeva appunti con una cura commovente.
Il facilitatore, Giulio, ci ha guardati uno a uno e ha detto: “Benvenuti! Qui non esistono domande stupide. La regola è una sola: si può sbagliare, anzi, si impara sbagliando insieme.”
Durante la lezione, Mario si lamentò: "A me questo SPID mi fa venire il mal di testa!". Giulio sorrise, con una pazienza infinita. "Pensa allo SPID come a un mazzo di chiavi universale, Mario. All'inizio fa confusione, ma una volta che capisci quale chiave usare, apri tutte le porte senza più fatica."
La cosa più bella? Tiravamo un sospiro di sollievo collettivo ad ogni domanda, perché scoprivamo di avere tutti gli stessi dubbi.
Durante uno dei corsi, la facilitatrice Luana ci chiese: “Sapete che potete navigare in Internet anche senza usare Google?”. Ci fu un mormorio stupito. “Ma come? Google è Internet, no?”.
Quel giorno ho scoperto DuckDuckGo e il browser Brave. Luana ci ha mostrato come installarli. Poi ha digitato la mia richiesta: “ricetta torta ai mirtilli vegana”. Erano mesi che mia nipote mi chiedeva di farle la sua torta preferita, ma senza tutte le cose con cui l'ho sempre fatta. E, infatti, erano mesi che impazzivo con il telefono perché non riuscivo mai a seguire una ricetta che fosse una, in mezzo a tutte quelle cose che mi apparivano.
E lì, è successa una magia. Nessuna pubblicità, nessun banner lampeggiante. Solo la ricetta. Pulita. Chiara. Mi sono quasi commossa. “Ma così è bellissimo. È… Internet come avrei sempre voluto che fosse.” Era come entrare in una biblioteca silenziosa dopo essere uscita da un centro commerciale assordante.
Qualche giorno dopo, dovevo prenotare una visita cardiologica. Ho deciso di provare da sola. Mi sono seduta al tavolo della cucina, con il tablet davanti e il quaderno degli appunti del corso aperto di fianco. Il cuore mi batteva forte. Ho aperto il sito del Fascicolo Sanitario. Ho inserito lo SPID, un passo alla volta, rileggendo ogni passaggio. Ho trovato la sezione "Prenota visita specialistica". Il mio dito ha tremato un istante prima di premere "Conferma". Una rotellina ha girato per alcuni, interminabili secondi. Poi, è apparsa la scritta verde:
Prenotazione effettuata con successo
Ho lanciato un piccolo urlo di gioia, da sola in cucina. Non era solo una visita prenotata. Era un pezzo della mia autonomia che tornava a casa.
La lezione più importante è stata quella sulla sicurezza. Giulio ci aveva mostrato esempi di email e SMS-truffa, spiegandoci come riconoscerli. Una settimana dopo, mi è arrivato un messaggio: "Il tuo pacco è in attesa. Per sbloccarlo, paga 2€ di spese doganali qui", con un link strano. Il mio vecchio io sarebbe andato nel panico. Avrebbe pensato: "Quale pacco? Oddio, cosa faccio?". Il mio nuovo io, invece, ha guardato quel messaggio. Ha riconosciuto l'indirizzo strano, l'italiano zoppicante, la richiesta di denaro. Ho sorriso. Ho pensato: "Non con me, furbacchione". E ho cancellato il messaggio con un gesto deciso e soddisfacente. Mi sono sentita un agente segreto.
Dopo il corso, l'avventura non è finita. Ho creato un gruppo WhatsApp con Lucia, la sarta, e altre due signore del corso. Lo abbiamo chiamato, scherzando: "Le Super-Nonne Digitali". È diventato il nostro punto di riferimento.
È lì che Lucia ha mandato la foto del messaggio sospetto che le era arrivato, chiedendo: "Ragazze, questa è una truffa, vero?". E noi, in coro: "Sì! Cancella subito!".
È lì che ci scambiamo le foto dei nostri nipoti, le ricette che troviamo con Brave e che organizziamo i nostri caffè, usando il digitale per rendere più belli i nostri incontri reali.
Abbiamo anche creato una canzone con l'Intelligenza Artificiale per il nostro gruppo. Come se fosse il nostro inno delle Super-Nonne. Siamo rimaste stupefatte dal risultato. Eravamo così fiere di noi e sorprese dalla capacità di questi affarini dietro agli schermi, che abbiamo deciso di pubblicarla. Eccola qua.
Il fine settimana successivo, ho deciso che era il momento. Ho aperto il tablet sul tavolo della cucina, ho cercato di nuovo quella "ricetta torta ai mirtilli vegana" e l'ho seguita passo passo, senza pubblicità a interrompere la magia. Quando mia nipote è arrivata, ha visto la torta sul tavolo e i suoi occhi si sono illuminati. Dopo averla assaggiata, ha esclamato: “Nonna, è la più buona del mondo! Come hai fatto a trovare la ricetta?”. L'ho guardata, ho fatto un occhiolino e ho risposto con un sorriso sornione: “Eh, segreti da hacker...”.
Qualche mese dopo, sono tornata in biblioteca durante l'orario del corso, solo per salutare. Mentre parlavo con Giulio, ho visto entrare una signora. Teneva il suo smartphone in mano come se fosse un oggetto alieno, guardandosi intorno con uno sguardo smarrito e spaventato che conoscevo fin troppo bene.
Giulio era impegnato con un altro signore. Io mi sono avvicinata a lei, piano. Le ho messo una mano sulla spalla. Lei si è girata di scatto. Le ho sorriso e le ho detto le parole che avevano salvato me. “Non si preoccupi. È nel posto giusto. Qui nessuno nasce imparato. Si sieda, iniziamo da qui, insieme.”
In quel momento ho capito. La rivoluzione gentile non era solo per me. Ora toccava a me passarla a qualcun altro.
Grazie,
Wanda
Cittadina digitale per scelta.
E per amore della torta ai mirtilli.